“Soggiogato dal fascino della magia e dalla procacità della sedicenne Maria Marta, sorella di Carlos, Fabio resterà per sempre ossessionato dal Fiore Azteco, la famosa donna tagliata in due dall’ombelico in giù, trovata a pagina 226 del libro usato da cui attinge trucchi e dialoghi per i suoi spettacoli.
Un mezzo corpo esposto su un tavolino, che lo fissa sorridente a braccia conserte.
La stessa magia che sogna di realizzare in uno spettacolo tutto suo, un giorno quando diventerà famoso.
Seguiamo la storia dei due, dalla fanciullezza alla maturità, raccontata da un Fabio straniato dalla realtà, nella sua fissazione erotica per quell’immagine del Fiore azteco appesa in bagno che per anni lo accompagna nei migliori momenti della giornata. Un’immagine impastata di tenerezza e cinismo con cui intrattiene i migliori rapporti con sé stesso.
A 11 anni si esibisce con frasi imparate a memoria dal libro suscitando le grasse risate dei vicini, con la nonna che gli fa da assistente. E non demorde nemmeno quando sperimenta il trucco dell’uomo segato in due grazie a Carlos, che è in grado di rannicchiare le gambe in piccoli spazi in una cassa ritraendo le ossa del bacino. E le magie continuano tra mille complicazioni, sbirciando i seni di Maria Marta, fino a quando a 18 anni i due amici vengono mandati militari in una base navale e spediti a combattere. E mentre Carlos la prende male e si ammala, Fabio resiste, grazie al fiore azteco che seguita ad apparirgli in sogno, continuando a esercitare trucchi per i commilitoni e scrivendo le lettere d’amore per le loro fidanzate. In una realtà frustrante e violenta fatta di soprusi, corruzione e lotta per la sopravvivenza la magia resterà la sua unica via di fuga. L’unico mezzo per distoglierlo dalla realtà, soprattutto quando l’amico Carlos verrà ricoverato in ospedale.
Un’immagine insolita dell’Argentina per un romanzo di formazione intriso di humor e nostalgia.
Ironia, comicità spudorata, fantasia visionaria negli anni più tragici della repubblica Argentina presentati senza sconti in modo assurdo e allucinato.
Il fiore azteco diverte e commuove e Gustavo Nielsen è una bella scoperta. Egregiamente tradotto da Giovanni Barone che ha vissuto nove anni in Argentina operando in contesti culturali e che è da sempre innamorato della sua letteratura e dei suoi maestri che si distinguono per originalità e acutezza di pensiero. Da leggere sicuramente.”
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