31.3.25

IL FIORE AZTECO / GIANNI BARONE


C'e un karma pesante dal quale gli argentini non riescono a liberarsi. Un karma che parte da lontano e che ha fatto scontare all'Argentina, splendido paese e splendida gente peraltro, continue crisi economiche, politiche, sociali, umanitarie. Una storia drammatica che è sempre viva nella memoria di ognuno di noi. Eppure, nonostante tutto, "el gran pueblo argentino", sopravvive, resiste. Cerca di andare avanti anche se, come in un malefico gioco dell'oca, spesso si ritrova di nuovo al punto di partenza.

Sul piano della narrativa contemporanea (figlia di un passato inarrivabile e unico al mondo), cui mi sto applicando per scovare e far conoscere ancora nuovi autori, noto la tendenza a creare universi paralleli, mondi nuovi ricreati, distopie, fughe dalla realtà o trasformazione della realtà in letteratura. Con altri linguaggi, mi sembra che nel canone persista ancora la presenza pregnante del fantastico e del surreale, che leggo come risposta a realtà ostili e non condivisibili. Come rifugio.
E in questo senso, tra i tanti altri, trovo paradigmatico il romanzo "Il fiore azteco" di Gustavo Nielsen, uscito da Tempesta circa sei mesi fa. Il romanzo fu pubblicato in Argentina nel 1997, ma da allora ad oggi non possiamo certo dire che lì le cose siano diventate più vivibili, anzi! Nielsen aveva ambientato la sua storia negli anni '80, il periodo tragico della dittatura, dei desaparecidos, della guerra delle Malvinas e, allora come ora, la realtà -anche se per altri versi- continua ad essere drammatica, ostile: si sono siccedute democrazie apparenti, in cui chi governa indica soluzioni suggerite da oligarchie estere e comunque opera per interessi personali o di casta. La fuga simbolica nella magia e nel sogno è nel romanzo di Nielsen una risposta e allo stesso tempo una denuncia occulta delle cose che non funzionano, allora come ora. Il libro diverte per le ingenuità che compie da piccolo il protagonista con i suoi giochi di magia; in seguito il registro diventa drammatico perché l'autore racconta la guerra e la corruzione dei militari. La magia viene abbandonata dal protagonista ma poi, rientrato dalla guerra, c'è la grande delusione per un paese che non riesce a ripartire, afflitto dai soliti mali: corruzione, malgoverno, povertà diffusa. Un paese che non sa offrire felicità ai suoi cittadini. Per questo, il protagonista si rifugia nuovamente nella magia e nel sogno.
Un romanzo emblematico dunque di una situazione politica, economica e sociale di un paese che non riesce a decollare. Un ricorso alla fantasia e alla fuga dalla realtà che riscontro anche in molti nuovi autori della narrativa argentina. Perché la letteratura è sempre una chiave di lettura della realtà."

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